“La musica è il suono della matematica” recita una celebre citazione di un allievo di Bach, ed effettivamente lo studio della musica è indicato soprattutto per i bambini che mostrano difficoltà nelle materie matematiche.
La suddivisione del ritmo, il pentagramma, gli intervalli nelle scale musicali altro non sono che concetti matematici, ma sottoforma… musicale!
Un metodo piacevole per instaurare nel bambino la capacità logica di ragionamento matematico potrebbe essere quindi la pratica musicale.
Diverse indagini hanno dimostrato una forte correlazione tra una buona educazione musicale e QI maggiori, così come tra pratica musicale e alti voti scolastici soprattutto nelle materie matematiche, linguistiche e scientifiche.
Uno studio pubblicato sul Journal of Educational Psychology ha dimostrato che gli studenti delle scuole superiori che frequentano lezioni di musica prendono voti più elevati in matematica, scienze ed inglese rispetto ai loro coetanei che non praticano attività musicali.
Infatti, coloro che si dedicano alla musica devono imparare a leggere le notazioni musicali, sviluppare la coordinazione tra occhi, mani e mente, le competenze di ascolto e la disciplina per praticare l'arte con costanza, e devono adattarsi al lavoro in team, suonando in un'orchestra.
L'esperienza musicale è quindi formativa dal punto di vista cognitivo, ma consente anche di sviluppare una certa motivazione all'apprendimento scolastico e una buona dose di autoefficacia.
Clicca qui se vuoi saperne di più su voti scolastici e musica
Per quanto sembri banale l'accostamento tra musicista e una buona capacità mnemonica, spesso si tende a pensare che la memoria sviluppata si limiti all'ambito musicale.
Invece, lo sforzo di memorizzazione sembra dare i suoi frutti in ogni ambito mnemonico a breve termine, accelerando la capacità di elaborazione di concetti e movimenti e l'abilità di ragionamento.
Anche a proposito della memoria a lungo termine la musica gioca un ruolo fondamentale: i musicisti che abbiano studiato la disciplina attraverso l'utilizzo di spartiti musicali complessi sembrano aver maggiore facilità nel ricordare informazioni visive.
Clicca qui se vuoi saperne di piùColoro che fin da bambini hanno maturato esperienza nell'improvvisazione musicale mostrano una più elevata attività cerebrale delle regioni del cervello responsabili della creatività.
Ne risulta lo sviluppo dell'abilità di formulazione di pensieri divergenti e di soluzioni innovative.
Clicca qui se vuoi saperne di piùI musicisti mostrano di subire un minore declino delle funzioni uditive, invecchiando.
In effetti, pochi anni di lezioni di musica sono sufficienti ad aiutare la percezione dei suoni nelle quotidiane situazioni di comunicazione, isolandoli dai rumori di sottofondo.
Questa capacità di discernimento dei suoni diminuisce con l'avanzare dell'età, fino a scomparire quasi del tutto nelle persone più anziane: perciò la musica sembra essere un buon strumento anti-age.
Anche il declino naturale delle funzioni cognitive può essere rallentato mediante la pratica continuativa della musica: memoria, elaborazione mentale, flessibilità di ragionamento potrebbero essere preservate suonando uno strumento per un periodo di almeno 10 anni.
Clicca qui se vuoi saperne di più